Vulvodinia

Cos’è la vulvodinia?

Ti è mai capitato di sentire una sensazione di spilli attorno alla vulva quando ti siedi su una sedia o sulla tua bicicletta?

Se sì, questo articolo fa per te.

Come fare a capire se ho la vulvodinia?

Se stai cercando di capirlo da anni ma non ne hai ancora la certezza non preoccuparti: la vulvodinia è tra le disfunzioni più complesse da diagnosticare — ancora di più se lo si fa da autodidatti! 🧠

Quando si soffre di vulvodinia è difficile mettere insieme tutti i segnali che il corpo ci sta mandando. 

Partiamo dai principali:

❗️ Sensazione di bruciore simile a un’ustione lungo una parte o tutta la parte più esterna della zona genitale — ovvero clitoride, vulva, uretra e ano;

❗️ Sensazione di avere spilli e taglietti nella zona vulvare, ovvero la parte più esterna dei genitali femminili. 

La vulvodinia viene spesso associata all’idea di avere un cactus tra le gambe o di essere colpita da scosse elettriche;

❗️ Difficoltà o impossibilità nello svolgere le normali attività quotidiane — come stare sedute per molto tempo, lavarsi con detergenti intimi o anche solo con acqua, accavallare le gambe, camminare, andare in bici, indossare un paio di jeans, delle brasiliane o un costume da bagno;

❗️ Sensazione di prurito e secchezza alla vulva;

❗️Dolore muscolare e forte bruciore durante un rapporto sessuale penetrativo;

❗️Necessità di fare pipì molto frequentemente e bruciore mentre la si fa;

❗️Ipersensibilità alla pelle della vulva;

❗️Gonfiore alla vulva.

Se ti rivedi in uno di questi sintomi, c’è qualcosa che non va. 

Provare dolore e non riuscire a svolgere attività quotidiane a causa di questo non è normale, ed è importante capirne meglio la radice per poterlo risolvere e stare bene. 🙌🏽

Cos’è esattamente la vulvodinia?

Come dice la parola stessa, la “vulvo-dinia” è una disfunzione che interessa la vulva, ovvero la parte più esterna degli organi genitali femminili. Se non l’hai mai fatto, ti consigliamo di ritagliarti un momento di tranquillità, sederti a gambe divaricate e osservarla con uno specchietto: è la parti che vedi all’esterno. 🔍

Da un punto di vista medico, la vulvodinia è il dolore alla vulva, la quale per molto tempo risulta ipersensibile a qualsiasi oggetto con cui entra in contatto e provoca una sensazione di grande bruciore, irritazione e gonfiore. I rapporti sessuali possono avvenire, ma spesso con dolore durante la penetrazione.

Anche se possono esserci periodi migliori o peggiori, la vulvodinia si considera tale quando il dolore vulvare persiste da almeno 3 mesi senza cause chiaramente identificabili (Bornstein et al., 2015).

Chi inizia a soffrire di vulvodinia spesso associa quello che sente alla cistite. E non ha tutti i torti: uno dei primi modi in cui il nostro corpo vuole segnalarci lo stato di infiammazione della vulva è proprio con episodi di cistite. Se non viene gestita correttamente, in molti casi la cistite può portare nel tempo all’emergere della vulvodinia. 💧

Come la vulvodinia influenza la vita quotidiana?

Come avrai capito, la vulvodinia non è un semplice “prurito intimo” come spesso descritto in passato. Se dovessimo trovare un’immagine, sarebbe sicuramente più vicina all’Amazzonia in fiamme.

La qualità della vita ne risente molto tanto da rendere invalidante qualsiasi gesto di normalità dallo svolgere attività fisica, al comprare un paio di jeans, all’ indossare un pantalone attillato o un costume da bagno fino a rendere difficoltosa la vita sessuale e le relazioni di coppia.

Chi soffre di vulvodinia investe molto tempo per risalire alla fonte del malessere e ricercare un trattamento efficace. Spesso le donne hanno subito diagnosi errate e molte cure differenti senza ricevere una cura adeguata e risolutiva per cui sono sfiduciate e si sentono sole: hanno dolore, bruciore, impossibilità ad avere rapporti sessuali, ma tutti gli esami sono negativi e non riescono a trovare molti specialisti che conoscono la patologia e che siano in grado di indirizzare il percorso di guarigione. 🩺

La vulvodinia impatta in maniera importante sulla quotidianità della donna, ma anche inevitabilmente di chi le sta intorno.

Quante persone ne soffrono?

A oggi, la vulvodinia ha un’incidenza circa del 16% delle donne, anche se la percentuale potrebbe essere sottostimata per via della scarsa diagnosi e conoscenza della patologia tra gli operatori sanitari. Può manifestarsi in tutte le età ma solitamente la fascia di età di maggiore insorgenza è stimata tra i 20 e i 40 anni.

Il Sistema Sanitario Nazionale non ha ancora riconosciuto la patologia e quindi non è prevista nessuna esenzione delle spese nonostante sia fortemente invalidante per la donna. 💸

Molte donne riferiscono di non riuscire ancora a trovare una diagnosi o la ricevono molto in ritardo. Spesso non trovano il supporto necessario per poterne parlare e per poter guarire, e non hanno fondamentalmente né tutele e né una rete di supporto che possa sostenerle anche per fronteggiare il senso di solitudine che ne deriva.

Insomma, un bel grattacapo. Ma non ci arrendiamo!

Quanto ci si mette a diagnosticarla?

Per diagnosticare la vulvodinia basterebbero due minuti, attraverso un test chiamato Swab Test (anche detto Test del Cotton Fioc o Test di Friedrich). ☁

Il problema è il tempo che passa prima di arrivare al momento della diagnosi: in media chi è affetto da vulvodinia passa 4 anni e mezzo prima di trovarsi davanti a un professionista sanitario che le sappia dire “potresti avere la vulvodinia, facciamo un test”. Il ritardo è dovuto al fatto che la vulvodinia non si riconosce dall’esterno in modo palese, e che il personale sanitario spesso non è informato sulla patologia.

Quali sono le cause?

La vulvodinia è una patologia molto complessa, soprattutto alla base possono esserci diversi fattori scatenanti che rendono difficile identificare una causa specifica.

Nella vulvodinia c’è di solito un malfunzionamento di tre sistemi, quasi sempre concatenati tra loro:

🦠 Sistema immunitario: i mastociti, cioè le cellule del sistema immunitario che gestiscono le infiammazioni, sono iperattivi e quindi provocano facilmente infiammazioni;

🧠 Sistema nervoso: le fibre nervose del corpo sono ipersensibili e quindi portano frequentemente verso il sistema nervoso la sensazione di dolore;

💪🏽 Sistema muscolare: come molte disfunzioni al pavimento pelvico, i muscoli che lo compongono sono troppo tesi (il cosiddetto ipertono). Questo restringe l’ingresso vaginale portando a dolore e difficoltà o addirittura impossibilità di penetrazione.

Nei casi più sfortunati, ci possono essere fattori aggiuntivi che peggiorano la situazione. Esempi frequenti sono: infezioni vaginali e vescicali (come la candida), terapie mediche inadeguate, detergenti intimi troppo aggressivi o scarsa lubrificazione durante la penetrazione, ma anche semplicemente dei jeans troppo aderenti.

Infatti, anche lo stile di vita ha un ruolo fondamentale nell’emergere di questa disfunzione. Prendiamo l’alimentazione: mangiare troppi cibi ricchi di zuccheri, farine raffinate, lieviti, cibi fritti o molto elaborati portano a una cattiva salute dell’intestino e a renderlo più propenso a problematiche come la vulvodinia.

Non è un caso che le donne con vulvodinia abbiano spesso anche intolleranze, allergie alimentari, stitichezza o emorroidi.

Ci sono diversi tipi di vulvodinia?

La vulvodinia può essere classificata in modi diversi. Se ne soffri, prova a capire quale riquadro si avvicina di più a quello che senti.

Andiamo con ordine:

Come nasce?

👇🏽 Provocata: quando il dolore è provocato dalla pressione, dal tocco o dalla penetrazione;

🌷 Spontanea: quando il dolore insorge spontaneamente e senza alcuna causa scatenante;

💢 Mista: quando il dolore è sia provocato che spontaneo.

  1. Dove fa male?

🌍 Generalizzata: quando il dolore riguarda tutta l’area della vulva;

📍 Localizzata: quando il dolore è in punti specifici della vulva, come il clitoride o il vestibolo (vedi l’immagine sotto per localizzarli)

Come posso affrontarla?

Se credi di soffrire di vulvodinia, i passi sono tre. 👇🏽

Dai un nome a quello che senti: provare dolore nelle situazioni descritte non è normale, ed è giusto avere la consapevolezza di cosa si ha. Informati online e offline, leggi articoli con fonti affidabili e ascolta le esperienze di altre donne per avere la certezza che i tuoi sintomi rispecchino questa disfunzione.

Diagnosi — Fatti visitare da una figura specializzata in salute del pavimento pelvico: prima riesci a farti diagnosticare la disfunzione, meglio è. Questo è importante per evitare che essa diventi “cronica”, e quindi più difficile da guarire. Per dare un nome a quello che senti è essenziale fare la cosiddetta “valutazione del pavimento pelvico”. Ci sono vari modi in cui i tuoi muscoli e le tue reazioni possono essere esaminati.

Due metodi ricorrenti di valutazione sono:

Swab Test (o Test del Cotton-fioc): da sdraiata sul lettino a gambe divaricate, l’espert@ toccherà con un cotton — fioc alcuni punti della vulva. Se al tocco sentirai dolore, l’espert@ ti chiederà che tipo di dolore senti per capire la gravità della disfunzione. Spesso il dolore associato è quello di spilli o di forte bruciore;

PC-TEST (o Test del Muscolo Pubo-coccigeo): da supina sul lettino a gambe divaricate, l’espert@ inserirà piano un dito nella vagina e ti chiederà di stringere e rilassare i muscoli attorno al dito. Grazie a questo, valuterà la tua forza e il “tono” dei tuoi muscoli (ad esempio, se si tratta di iper-tono o ipo-tono).

 

  1. Terapia — Costruisci il tuo percorso di salute

Per indirizzare le cause che sono spesso multiple, la cura deve coinvolgere diverse figure professionali e diverse tecniche, in base all’età e alle caratteristiche personali di ogni paziente.

Il percorso deve essere costruito su misura per ogni caso, quindi le tempistiche di guarigione sono soggettive. Le terapie più ricorrenti durante la “fase acuta”, ovvero quando la disfunzione è al massimo della gravità, sono le seguenti:

💆🏽‍♀️ Riabilitazione del pavimento pelvico: per distendere e rilassare i muscoli pelvici che si trovano in stato di ipertono.

🧠 Sedute di psicosessuologia: per affrontare serenamente sia i problemi concreti generati dalla vulvodinia, che il disagio accumulato nel tempo per cercare di stare meglio.

💊 Farmaci

Antidolorifici: per attutire il dolore permanente

Antinfiammatori: per calmare l’infiammazione nella zona della vulva

Antidepressivi: non perché soffri di depressione, ma per distendere i nervi ed evitare che questi mandino segnale di dolore al tuo cervello

Antiepilettici: per calmare la sensazione di dolore e di infiammazione

Probiotici: batteri buoni presenti in yogurt, fermenti lattici e alimenti simili, che aiutano a ristabilire la flora intestinale e quindi anche la flora vaginale.

Acido alfalipoico: per agire sulla neuroinfiammazione

Vitamina D: per migliorare le difese immunitarie

Antimicotici: in caso si soffra anche di candida, servono per ristabilire l’ambiente vaginale.

E dopo?

Una volta superata la fase acuta sarà tutto in discesa. Questo però non significa che potrai dimenticare il tuo percorso, le buone abitudini che hai acquisito — come se il problema non ci fosse mai stato.

Pensa al tuo pavimento pelvico come il tuo tallone d’Achille: ora non ti dà alcun problema, ma è bene che tu ne abbia sempre cura in modo che non torni a farti stare male. E comunque, ascoltare il proprio corpo e avere cura di sé stessi farà stare meglio non solo la vulva ma tutto il tuo corpo!

Ecco i nostri consigli non richiesti da inserire nella tua routine:

🏃🏽‍♀️ Mantieni una vita attiva, pratica sport o cerca di non essere troppo sendentari.

🚬 Evita il fumo

🥗 Mangia in modo bilanciato e consuma alimenti semplici

👗 Indossa vestiti il più traspiranti, comodi e organici possibili, per evitare il contatto continuo

🩲 Indossa mutande di cotone bianco, per lasciare respirare la tua vulvaUtilizza detergente intimo solo nella zona anale, la mucosa vulvare non produce sebo come la pelle perciò l’acqua è già un ottimo detergente!

Se vuoi maggiori informazioni puoi contattarmi